Il piccolo Teatro storico del Settecento ospitato nella Villa Aldrovandi-Mazzacorati di Bologna fu inaugurato nel settembre del 1763 con una rappresentazione della tragedia “Alzire, ou Les Américains”, scritta da Voltaire una trentina di anni prima.
Furono i nobili amici del conte Gianfrancesco Aldrovandi – il proprietario della Villa, che l’aveva da poco ristrutturata facendo realizzare nell’ala sinistra del fabbricato questo straordinario teatro in miniatura – a vestire i panni dei personaggi dell’opera volterriana.
Sul palcoscenico, sotto le splendide balconate affrescate in stile neoclassico – un colorato trionfo di medaglioni, nodi d’amore e puttini –, i patrizi bolognesi vestirono i panni degli Incas peruviani e dei colonizzatori spagnoli che popolano l’opera del filosofo francese ambientata nel Cinquecento: il crudele governatore ispanico Gusman perdona “in articulo mortis” il virtuoso indio Zamoro, che lo aveva ridotto in fin di vita. Un cattivo diventato buono all’ultim’ora concede clemenza al buono, che buono era stato per tutta la vita.
L’applauso del pubblico non pagante sottolineò la fine di quella pièce celebrativa sia del perdono cristiano che del mito del buon selvaggio.
Chissà se la tragedia fu ben recitata. La cornice in cui fu messa in scena era, ed è, comunque magnifica.
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Il Teatro Storico del ’700 di Villa Aldrovandi-Mazzacorati: si comincia con Voltaire
